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Alberto Zilocchi (Bergamo 1931 – 1991), ha frequentato l’Avanguardia artistica di Milano a partire dalla metà degli anni 50’. In quegli anni ha conosciuto Lucio Fontana, con il quale ha anche esposto nel 1960 alla Galleria della Torre di Bergamo, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e soprattutto Piero Manzoni, con il quale stabilì un’amicizia.

Con lo stesso Piero Manzoni e altri pittori giovani, frequentatori del Bar Jamaica in Brera, ha steso e firmato il Manifesto del Bar Jamaica nel 1957, in opposizione aperta  a “certe falsate e poco culturali Rassegna d’Arte”. Partecipando poi alla seconda mostra della Galleria Azimut di Milano, a inizio 1960, insieme con lo stesso Manzoni, con Anceschi, Boriani, Castellani, Colombo, Dadamaino, De Vecchi, Mari e Massironi.

Avvicinatosi verso la fine degli anni ‘60 anche alle Avanguardie del Gruppo Zero di Dusseldorf, Alberto Zilocchi in quegli anni  inizia a realizzare  i Rilievi, opere caratterizzate da parti sollevate sulla loro superficie, tutte di un rigoroso ed esclusivo colore bianco acrilico opaco, su supporti lignei molto spesso quadrati come opere singole, oppure concepiti in serie, dando vita ad una rappresentazione tridimensionale dello spazio formato da linee sollevate che formano luci ed ombre, linee che Zilocchi talvolta definiva tagli.

Secondo il critico Umbro Apollonio: “Zilocchi rende efficaci determinate relazioni e lo fa con radicale essenzialità. I piani rilevati, con appena un filo d’ombra, non intaccano la superficie di fondo, ma la esaltano per darvi proprio questo significato di spazio aperto e quieto, dove i movimenti sono talmente delicati da restare quasi impercettibili. Ed è proprio in tale impulso, tra colto ed intellettuale, che si formula la situazione strutturale di Zilocchi”.

Come riportato nel catalogo del 1991 della collezione Maria Cernuschi Ghiringhelli presso il Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce di Genova, “Zilocchi, a differenza di altri artisti con cui condivide la ricerca su superfici monocrome estroflesse, come Bonalumi e Simeti, non realizza i suoi Rilievi sulla base dell’iterazione seriale di un modulo, ma sulla base di uno schema grafico in cui le variazioni del segni, diversamente inclinati rispetto ad un asse centrale verticale, costituiscono altrettante funzioni variabili della misurazione della superficie”.

Grazie anche alle sue frequenti esposizioni in tutta Europa, l’evoluzione artistica di Alberto Zilocchi lo porta verso la metà degli anni “70  ad abbracciare il Movimento Nord Europeo dell’Arte Concettuale Costruttivista Concreta, divenendo membro attivo del Centro Internazionale di Studi d’Arte Costruttiva. Zilocchi infatti dichiara in quegli anni che: “… Il mio interesse in questo momento è puntato maggiormente sul campo abbastanza vago tra Arte Concreta e Concettuale, dove il procedimento creativo è almeno altrettanto importante quanto il risultato estetico finale…“.  Alberto Zilocchi in quegli anni avvia la produzione anche delle Linee, che porterà avanti anche per tutti gli anni “80.

Ancora nella citata recensione della collezione Ghiringhelli “(…)l’abbraccio al Movimento Concreto costituisce la chiave di lettura della produzione più recente della vita artistica di Zilocchi dopo i Rilievi, quando prendendo le mosse da una rigida struttura geometrica, introduce nello schema elementi di variazione affidati al caso in un contrappunto tra regole e disordine in cui la serialità rappresenta un modo di evidenziare lo scarto dalle regole e le sue conseguenze sul campo visivo. Le maglie con cui Zilocchi costruisce i suoi reticoli seguono infatti principi ordinatori costanti, ma la loro frequenza è legata ad un limitato numero di scelte casuali. In alcuni casi il segno è ingrandito quasi si trattasse del particolare di un’altra opera, in altri si fa più sottile, quasi un retino topografico che a sua volta crea un’altra immagine (a macchia ).“

 L’attività artistica di Alberto Zilocchi, con estensione in vari campi, come quello della scenografia per il Teatro Donizetti di Bergamo nei primi anni ‘60, lo ha visto protagonista in oltre cento mostre personali e collettive in Italia e in gran parte nel Nord Europa tra il 1957 e il 1990.

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